LE BELLEZZE DELLA ZONA DI 




Nella piana olbiense, si trova un altro interessante monumento medioevale: il castello di Pedres o Pedreso, eretto a difesa dell'entroterra, lungo la strada d'accesso verso l'antica capitale giudicale; rimangono una torre semi crollata e tratti delle mura, a circondare la sommità di un grosso roccione isolato e sopraelevato di una trentina di metri rispetto ai pascoli circostanti. Dopo aver visitato il castello, proseguendo sulla stessa strada sterrata in un prato fra alti olivastri a pochi metri dalla stradetta si vede l'interessante tomba di giganti di Su Monte de s'Abe, in buono stato di conservazione, con esedra e camera sepolcrale.


Lungo la strada ss 125 (vicino ad Arzachena) si può visitare il nuraghe Albucciu, ampia e complessa costruzione, nella quale si rilevano elementi riconducibili sia alle architetture nuragiche «a tholos» che a quelle del tipo «a corridoio» (più antichi, capostipiti dell' architettura megalitica in Sardegna), affiancate da costruzioni più semplici («nuraghi sotto-roccia») ricavate appunto utilizzando roccioni naturali.

Quasi di fronte al nuraghe, presso lo stazzo Malchittu, si trova il colle scosceso su cui sorge il tempietto Malchittu, uno dei cinque esempi di questo genere architettonico, finora riscontrati in Sardegna: ha forma grossolanamente ovale con un atrio ed una sala absidata, separate da un portale a timpano. Spostando l'attenzione sull'opposto lato del paese, é fortemente suggestiva e di grande interesse la visita alla tomba di giganti di Capichera.


Da non perdere il carnevale tempiese, per ammirare in un tripudio di folla le sfilate dei carri allegorici, il matrimonio ed il successivo rogo di Re Giorgio, tre fra gli aspetti più salienti della grandiosa testa invernale: senza dimenticare la «frittellata» in piazza Gallura, con la distribuzione delle fritelle (li frisgioli) a tutti i convenuti, e l'accompagnamento di un buon bicchiere di vermentino gallurese. Nella periferia della città il viale della Fonte Nuova porta (oltre l'ombroso Parco di S. Lorenzo) alle famose fonti di Rinaggiu, dalla particolare acqua diuretica che sgorga abbondante da alcune fontane disposte in una angusta valle ed ombreggiate da alti alberi.


L'isola di TavoIara é un. aItra tappa di assoluto obbligo, da raggiungere con barconi da trasporto che partono da Porto San Paolo. Tavolara é una vera montagna calcarea piantata nel Mar Tirreno. Alta 560 m, e lunga quattro km e larga meno di uno, e ci dà un idea dell'impervia giacitura delle

rocce e della loro assoluta verticalità; zona militare nell'intero settore orientale, è invece facilmente accessibile nell'ampia lingua di terra che le correnti marine hanno accumulato sul lato ovest, rivolto verso la Sardegna, detto Spalmatore di Terra, dove si trovano ampie spiagge, un minuscolo porticciolo, alcune casette e ristorantini tipici; l'ascesa alla cresta impervia non é consigliabile senza un accompagnatore, e in ogni caso richiede quasi doti alpinistiche per la pericolosità dell'ultimo tratto.


Dal ponte che collega di La Maddalena con Caprera si vede tutta l' isola, con la casa di Garibaldi a sinistra ed il monte Teialone di fronte. La strada giunge all'isola nel promontorio di Puntarella e prosegue asfaltata fino alla Casa Bianca, dimora di Garibaldi. Si percorre la bellissima pineta impiantata in parte dallo stesso Garibaldi ed in parte dalla Marina Militare Italiana (1906), e dopo aver lasciato il ponte,

poco prima della seconda curva, si individua sulla sinistra della strada la tomba (indicata da una lapide) della Marsala, la cavalla prediletta di Garibaldi. In direzione nord si giunge in breve al gruppo di costruzioni che costituivano le case di Garibaldi, abitate poi dai suoi discendenti e trasformate attualmente nel Museo Garibaldino di Caprera che per numero di visitatori è secondo in Italia solamente alla Galleria degli Uffizi di Firenze.


La notevole chiesa romanica di S. Simplicio di Olbia è uno dei monumenti medioevali più significativi dell'isola. Eretta in conci di granito alla fine del Xl sec., fu poi modificata: del primo impianto si conserva la parte inferiore dei lati esterni ed alcune mensole delle navate laterali, all'interno. Queste mensole dimostrano appunto le successive modifiche operate per prolungare la navata, allorché la volta a capriate linee fu sostituita con l'attuale, a botte.

Ciò non ha certo impedito che il fascino della semplice e disadorna navata e del presbiterio, con la pietra grigia a vista, o le colonne ed i pilastri conservassero tutta la loro forza architettonica. Ma la parte più bella del monumento é di certo la facciata, anch'essa risalente alla seconda fase costruttiva, caratterizzata da influssi pisani e lombardi in piacevole ed armonica mescolanza. Essa presenta una classica tripartizione con il portale, semplice, sovrastato da una trifora, e l'ornamento di una fila di archetti pensili o poggianti su lesene, secondo lo stesso motivo che segna tutti i lati dell'edificio.


(Indice Generale)