Francesco - Tour di 18 giorni nel 1996
Ho avuto la fortuna di visitare la Sardegna in macchina e tenda nell'agosto del 1996, girando l'intera isola in diciotto giorni e riuscendo così a conoscere posti non battuti dal turismo di massa, che abitualmente si riversa sull'isola nel periodo estivo.
Il viaggio comincia a Milano. La mia ragazza ed io puntiamo dritti su Nervi, per un saluto ad un amico ivi residente, e quindi dirigiamo verso il porto di Genova. Dopo una dozzina di ore di traversata notturna, sbarchiamo finalmente a Porto Torres: da lì a Platamona, sede del nostro primo campeggio, sono soltanto pochi chilometri.
L'impatto, ad essere sinceri, non è dei migliori: caldo opprimente, campeggio poco ombreggiato e, soprattutto, piazzole di sabbia grazie alle quali la nostra piccola "canadese" si sporca in poco tempo. E' anche la prima notte di Rachele in tenda e non riusciamo a dormire granché: nei giorni a seguire ci salverà una brandina fortunatamente portata dal continente. Nonostante questo, l'intuizione di passare la serata a Castelsardo, sulla costa settentrionale dell'Isola, ci fa dimenticare i piccoli disagi: Castelsardo è stupenda, un po' in salita ma vicinissima al mare, e una festa in paese ci consente di entrare subito in clima vacanza. Abbiamo anche la fortuna di trovare subito parcheggio per la voluminosa Volvo station-wagon?le cose si mettono al meglio.
La mattina successiva, dopo una veloce sosta al villaggio Le Tonnare, giungiamo a Stintino , le cui bianche spiagge sono tra le più rinomante, e ahinoi battute dai turisti, di tutta la Sardegna. Affiorano in me ricordi della mia precedente vacanza sull'isola. Ero bambino, con i miei genitori a Capo Caccia ed alcuni amici proprio a Stintino?
Ci fermiamo giusto qualche ora, il tempo necessario per sperimentare il sole e rinfrescarci in mare, poi il trasferimento prosegue alla volta di Alghero, dove ci fermeremo cinque giorni.
Alghero paese è una piacevole sorpresa. Ci ero stato da bambino, ma non me la ricordavo proprio. Tanto per cominciare, il campeggio è molto ben organizzato, ombreggiato il giusto, e in una posizione assai comoda per raggiungere il mare. Alghero ci accoglie all'imbrunire e, dopo una doccia, andiamo a visitare la città vecchia, con le sue secolari mura e i tanti ristorantini eleganti. Giriamo affascinati per le piccole strade del centro storico, distratti dalle bancarelle dove spiccano i coralli offerti in vendita ai turisti.
Approfittiamo dei cinque giorni di sosta, chi per la tintarella (Rachele), chi per refrigerarsi in mare (io), e per visitare Capo Caccia e la spiaggia di Bosa Marina. Un piccolo bar sul lungomare di Alghero diventa in quei giorni il nostro fornitore ufficiale di focacce sarde, ripiene di ogni ben di Dio.
I proprietari del campeggio sono gentili e veramente accoglienti con i turisti. Ci consigliano di cenare nell'entroterra, in alcuni ristoranti sconosciuti ai più. Il consiglio è ben accetto, visto che non abbiamo difficoltà a trovare posto anche senza prenotazione.
Dopo Alghero, ci prepariamo ad un lungo trasferimento che ci porterà all'estremità meridionale della Sardegna. Ci viene sconsigliato di viaggiare nelle ore più calde, ma tanto la Volvo è dotata di aria condizionata, per cui?on the road again!!!
Durante il trasferimento, dedichiamo qualche ora alla visita del Golfo di Oristano e alle straordinarie rovine di Tharros. Il poco tempo a disposizione ci impedisce di tuffarci in mare, con sommo dispiacere, poiché scendendo verso sud si inizia a scoprire un'altra Sardegna: più selvaggia e meno turisticizzata. Il mare si nasconde dietro delle dune, ma vederlo dall'alto è uno spettacolo per gli occhi.
A Baratili San Pietro ha sede la Silvio Carta, celebre produttrice di mirto e cliente dell'azienda per cui lavora Rachele. Nonostante ci si presenti senza preavviso, l'accoglienza dei pochi dipendenti rimasti in ditta a lavorare nel mezzo di agosto è stupefacente. Ci trattano come vecchi amici, ci fanno visitare gli stabilimenti, spiegandoci ogni passo della produzione del mirto, e prima di lasciarci, caricano sulla Volvo un po' di bottiglie da portare a Milano. La gentilezza dei sardi, solo apparentemente chiusi, ma poi in realtà cordiali e ospitali, mi fa fare un confronto con il mondo in cui vivo abitualmente?e Milano non fa una grande figura.
Raggiungiamo finalmente il sud dell'Isola. Il nostro campeggio, a Santa Margherita di Pula, è ben organizzato e pulito, nonostante sia ferragosto. Giriamo tanto, nei quattro giorni di sosta: le spiagge sabbiose e deserte di Santa Margherita e Chia, le piccole calette dell'isola di Sant' Antioco (dove il vento è un regalo inatteso e ben accetto), il Golfo di Teulada e i monti che si ergono tra Sant'Antioco e il Golfo di Cagliari.
La cosa che balza subito all'occhio è la scarsità di turisti. Questa parte di Sardegna non ha nulla da invidiare a Stintino e, lo scopriremo in seguito, a certi punti della Costa Smeralda, dove invece continuano a riversarsi migliaia di persone ogni estate. Certo, le strutture al sud non sono paragonabili a quelle del nord, ma per chi ama girare senza troppa gente tra le scatole, questa parte di Sardegna è una piacevole sorpresa.
Passiamo velocemente da Cagliari. Gli stabilimenti petroliferi della zona rovinano il paesaggio, ma sono certo stati importanti per lo sviluppo economico della zona. Mi viene in mente il compianto Angelo Moratti, petroliere e presidente di quella Grande Inter che non ho avuto la fortuna di vedere.
L'ultima meta è San Teodoro, dopo un'altra giornata di macchina da Cagliari a Oristano, quindi Macomer, Nuoro, Orosei e Siniscola.
Ci fermiamo per una settimana, l'ultima prima di traghettare per Livorno. L'idea iniziale è quella di stare in spiaggia tutto il giorno, ma la tentazione di girare ancora è troppo forte ed il sottoscritto non resiste fermo troppo a lungo. Stabiliamo quindi un compromesso tra il mare limpidissimo della Cinta, spiaggia di San Teodoro dove ogni tanto chi sta scrivendo riesce anche ad addormentarsi, le visite a Porto Cervo, Porto Rotondo e Olbia e i tanti punti da cui, lasciata la macchina, raggiungiamo lingue di spiaggia meno battute della Cinta.
Facciamo amicizia con una coppia di Roma (potenza delle vacanze: Milano e Roma amici!!!) e ceniamo più volte in un agriturismo a Padru, dove ci ingozziamo di specialità sarde di carne a costi irrisori.
Anche questa parte di Sardegna merita di essere vista, ma sotto sotto rimpiangiamo un pochino le zone selvagge ed isolate dell'Oristanese e del Cagliaritano. Soprattutto, siamo dispiaciuti di non avere una barca, forse il mezzo ideale per vedere le tante insenature che da terra si possono soltanto intuire.
La settimana a San Teodoro vola via veloce e per noi è già ora di andare a Golfo Aranci e di traghettare alla volta di Livorno. Agosto è quasi finito e si torna al lavoro!
Francesco